giovedì 26 giugno 2008

Racconto: e alla fine imparò a vivere

...Respiravo a pieni polmoni dopo anni. Una leggera brezza mi attraversava dalle narici ai piedi, come fossi colpito da un fulmine di freschezza, tipo pubblicità delle chewingum.
ahhhhhhhhh! Avevo smesso di fumare da poco ma solo stamattina sento il vero beneficio di tale sacrifizio. Uso spesso la parola ‘’sacrifizio’’; ‘’sacrificio’’ mi sembra piu una fabbrica di ‘’sacri’’, tipo dove fanno i rosari e le robe da prete.

Esco con Caty al guinzaglio, è la mia Labrador, che non pensiate sia una donna; non esco al guinzaglio con una donna da anni.
Forse ero troppo impegnato a pensare alle mie sigarette, al cibo che trangugiavo come se ogni giorno fosse il giorno prima di una guerra nucleare.
E all’alcol... mmm l’alcol... ora si è sgonfiato, ma fino alla scorsa settimana, il mio Feggy, lo chiamavo cosi perchè ogni tanto mi parlava, era diventato grosso come un pallone da rugby.

Eh si, depressione si chiama.

Uno stato mentale in cui tutto deve finire domani, e il tuo corpo ne risente.
Polmoni bruciati, inquinati da tabacco e catrame, lo stomaco dilatato come un enorme budino alla vaniglia e smagliature al cioccolato.

Poi è arrivata Caty, mi ha graffiato la porta per una notte prima che decidessi di aprire.
Non aprivo a nessuno da mesi.
Mi facevo portare la spesa da internet, spendevo poco e non mi vedevano.
Ieri invece sono andato al Pam, un supermarchet immenso, mi sono sentito come in mezzo ad un autostrada, fra carrelli stracolmi, bambini imperattivi, donne, donnine, donnette, che mi guardavano... per la prima volta dopo anni mi guardava qualcuno.
In casa non avevo specchi, l’ultimo ha ancora il puzzo del Jameson che avevo scaraventato, senza pietà, qualche mese fa.

Respiro, anche piu del necessario. ahhhhhhh! mi sembra di avere l’apparato polmonare di superman, ogni tanto provo a espirare ghiaccio ma non ci reisco.
ahhhhhhhh!
Che sensazione.

Caty mi guarda impaziente, a pochi metri cè il suo albero preferito, e lei, è una che ama le tradizioni.
Così, concimato anche quest’ultimo pioppo ci incamminiamo verso il Pam.
Io respirando di continuo lei sbavando come il suo solito sulle mie scarpe.
Avevo due ‘’Edidas’’, scarpe che andavano di moda tre anni fà, prima di murarmi vivo.
L’entrata di quel supermercato era la cosa piu bella, c’erano spesso delle donnine, quasi tutte bionde e snelle, che distribuivano volantini.
Ieri Caty mi ha tirato cosi forte che capitai difronte a una di loro.
Vestita di verde con una spilletta d’oro sul seno destro.
Era cosi prosperosa che la spilletta si leggeva anche da lontano.
Si chiamava Orsola.
E non chiedetemi cosa avesse spinto Caty ad annusarla, forse la bella donnina aveva pestato una cacca, o forse il nome cosi animalesco aveva attirato la sua curiosità....

Il cane invece aveva capito tutto. Non sono cosi stupidi come pensiamo, mica cacche o lezzi strani, Caty sapeva che quella tipa lì.... Orsola, equivaleva a carezze assicurate. Cosi a testa bassa e lingua fuori, se nè stava docile, con qualla ragazza, quasi ad aspettare sgorgasse qualcosa da quella latteria sublime.

Io, molto cautamente, avevo allungato il guinzaglio al massimo, e me ne stavo a circa otto metri di distanza.
Non volevo mi guardasse, avevo addosso un pijama rosa con fantasie floreali orribili coperto da un lungo cappotto da pervertito.
Invece ,come se il caso mi prendesse per il culo,... con le mani perse nei rotoli tra carne e pelo di Caty, Orsola alzò lo sguardo verso la fine del guinzaglio... dove ovviamente c’ero io... fece cenno con la testa, presumo fosse un saluto, quindi alternando smorfie facciali tra le piu irriproducibili, anch’io, con le dita in scala appena fuori dalla tasca , la salutai, guardando da un’altra parte ;
richiamai il cane con un deciso colpo di corda, alzai i tacchi e me ne andai.
Una sorta di nervosismo sotto pelle mi faceva rizzare i peli di tutto il corpo. le mani serrate a pugno, denti stretti, che se avevo delle carie erano morte soffocate.
Una lacrima scendeva svelta, sbattendo qua e la tra escoriazioni, barba, punti neri e la mia caratteristica fossetta sulla guancia... sino ad arrivare fra le labbra... camaleonte, la mangiai, non era salata, era insolitamente amara.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

vi si notano elementi già altrove letti in altri scritti , mancanza di originalità con un ostentato esibizionismo logoro e saturo.


Alberto Rodini

Alessandro Burbank ha detto...

altrove letti? forse perch� scrivo sugli stessi temi... ma ci� � un mio volere...

esibizionismo?
dove lo vedi?

cmq grazie

Anonimo ha detto...

si di una regolata e non copi
versi altrui

lei non scrive su niente
è scarso

Alex
la prossima volta le cito le fonti

Alessandro Burbank ha detto...

grazie caro alex, per me essere scarsi è un obbiettivo, e a tuo dire l'ho gia raggiunto.

mi interesserebbero invece quelle fonti, sono curioso

grazie

Anonimo ha detto...

solly, che fine hai fatto?
sei in vacanza alle maldive?
la maturità?:D

Caramella

Alessandro Burbank ha detto...

ciao cara, ti ho inviato una mail!!! e non riesco piu ad accedere al tuo sito :-(